Mismatch competenze in Italia

Mismatch competenze in Italia: mancano circa 2,5 mln di lavoratori

L’attuale panorama lavorativo italiano è caratterizzato da incertezza geopolitica, ambientale, socio-economica; in crisi sono soprattutto le competenze e i talenti. 

Secondo Ipsoa, focalizzandoci sul territorio nazionale, mancano lavoratori qualificati e adeguatamente formati.

Mancano circa 2,5 mln di lavoratori. Nel 2023, a fronte delle buone performance nella domanda di lavoro delle imprese, sono poco meno di 2,5 milioni di unità le figure professionali che le imprese hanno fatto fatica a reperire.

Nel dettaglio, le imprese segnalano la mancanza di candidati per quasi 1,6 milioni delle ricerche più critiche. Mentre una preparazione non adeguata è la causa delle 685 mila posizioni che le aziende non riescono a coprire nel momento in cui si presenta l’esigenza. L’incapacità di affrontare questa sfida su più fronti, potrebbe portare l’Italia a carenze ancor più gravi in futuro.

Non manca il lavoro, ma il personale qualificato da impiegare

Sempre secondo Ipsoa, gli ultimi dati sulle assunzioni in Italia rendono ancor più chiara la necessità di ripensare al futuro del mercato del lavoro nel nostro Paese, concentrandosi in particolar modo su come affrontare la crisi delle competenze tecniche, per ridurre il divario tra offerta e domande di lavoro.

Secondo il Bollettino annuale 2023 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, le aziende oggi fanno fatica a trovare talenti specializzati. Questo è dovuto ad una carenza di competenze nei settori e nei comparti dove la domanda di manodopera è particolarmente elevata e sostenuta.

Carenza di competenze e quadro demografico preoccupante

Come evidenziato dagli studi di Ipsoa e da Il Sole 24 Ore, le competenze più richieste dalle aziende italiane si concentrano in alcuni settori chiave:

  • digitale: data scientist, digital marketing manager, cybersecurity specialist, sviluppatore software, esperto di web marketing
  • tecnico: ingegnere robotico, biomedico, meccatronico, specialista in energie rinnovabili
  • sanitario: medico specialista, infermiere, operatore socio-sanitario

A questo scenario si aggiunge un invecchiamento progressivo della popolazione e un calo della natalità. Secondo le stime di Randstad, l’Italia potrebbe perdere fino a 6 milioni di lavoratori entro il 2050. Un dato che rende ancora più allarmante la necessità di intervenire per colmare il mismatch di competenze in Italia.

Le cause e l’impatto della crisi

Le cause del mismatch tra competenze e domanda di lavoro in Italia sono molteplici e complesse. Tra le principali si annoverano:

  • mancanza di adeguamento del sistema formativo: l’offerta formativa non sempre è in linea con le esigenze del mercato del lavoro. Essa risulta spesso carente in termini di competenze tecniche e digitali
  • disorientamento dei giovani: molti giovani faticano a orientarsi nel panorama lavorativo e ad individuare le competenze più richieste dalle aziende
  • bassa mobilità geografica: la concentrazione di giovani nelle grandi città crea un divario di competenze nelle aree rurali
  • scarsa valorizzazione delle soft skills: oltre alle competenze tecniche, le aziende ricercano sempre più anche competenze trasversali, come la comunicazione, il problem solving e il lavoro in team.

Conseguenze e impatto del mismatch

Le conseguenze di questo fenomeno sono molteplici e impattano profondamente sulla coesione sociale e sullo sviluppo economico del Paese. Una su tutte è l’aumento della disoccupazione. La mancata corrispondenza tra competenze e richieste del mercato del lavoro potrebbe ostacolare l’inserimento del giovane lavoratore.

A seguire è l‘esclusione sociale: l’incapacità di trovare un lavoro adeguato potrebbe portare all’emarginazione sociale e all’aumento della povertà. Infine, il rallentamento della crescita economica: la carenza di manodopera qualificata finirebbe per frenare la crescita della produttività del mercato italiano.

Dunque, diviene importante ripensare al futuro del lavoro e affrontare la crisi delle competenze tecniche. Ma come?

Nell’attuale contesto lavorativo, attrarre e trattenere i talenti è diventato un imperativo per le aziende di tutte le dimensioni (leggi QUI il nostro approfondimento: “Attrarre Talenti per avere successo“). Per colmare questo divario e rimanere competitive, le imprese dovrebbero agire su più aspetti, tra questi:

  • creare un ambiente di lavoro positivo e inclusivo: i dipendenti desiderano lavorare in un ambiente positivo e inclusivo dove si sentono valorizzati e rispettati.
  • offrire opportunità di sviluppo professionale: i lavoratori di oggi sono alla ricerca di opportunità per imparare e crescere professionalmente. Le aziende dovrebbero offrire ai propri dipendenti opportunità di formazione e sviluppo continuo.
  • promuovere un buon equilibrio tra vita privata e lavorativa: le aziende dovrebbero offrire politiche flessibili che permettano ai dipendenti di conciliare le esigenze lavorative con quelle personali, come orari di lavoro flessibili.

Un approccio strategico per il Gruppo De Pasquale: attrarre, valorizzare e trattenere i talenti

Per fronteggiare le sfide del mercato del lavoro, il Gruppo De Pasquale, attraverso le sue società partner, Sint, Winflow, Sanmarco Consulting e PLF,  adotta un approccio strategico articolato su diverse direttrici, tra cui:

  • investire nella formazione continua del personale, fondamentale per mantenere la competitività e vincere le sfide del mercato.
  • valorizzare le competenze trasversali: oltre alle competenze tecniche e tecnologiche, il Gruppo De Pasquale si impegna in azioni volte alla valorizzazione di soft skills e competenze trasversali dei propri collaboratori, tra cui,  comunicazione, orientamento al problem solving, teamworking  e creatività.
  • creare un ambiente di lavoro positivo e inclusivo: dove i collaboratori si sentano valorizzati, motivati e parte di un team che offre al cliente servizi altamente qualificati e innovativi.

Il Gruppo De Pasquale: un hub esperienziale per lo sviluppo delle competenze

Grazie alla sua esperienza di oltre 40 anni, il Gruppo De Pasquale, attraverso le sue società partner,  è un hub esperienziale per lo sviluppo delle competenze. Nel Gruppo si presta molta attenzione ai processi selettivi e di inserimento in organico; ai collaboratori vengono offerte opportunità di formazione specialistica, traversale su più attività e processi e percorsi di crescita professionale.

Conclusioni 

Il futuro del lavoro in Italia presenta sfide complesse con cui ogni realtà aziendale deve fare i conti, anche per preservare la propria sostenibilità aziendale.

É evidente che il miglioramento delle competenze, la riqualificazione la formazione di nuovi talenti sono fondamentali per la crescita economica e dovrebbero essere centrali in qualsiasi strategia, aziendale e non solo.

Il Gruppo De Pasquale risponde a tali sfide con l’impegno costante in: formazione specialistica, di processo e tecnologica, focalizzata sulle esigenze del mercato;  valorizzazione delle competenze trasversali,  anche soft skill, per il miglioramento continuo e la creazione di valore aggiunto, a beneficio delle proprie risorse umane e dei clienti. Il Gruppo risponde alle difficoltà di mismatch grazie a questo impegno costante nella valorizzazione del capitale umano e alla capacità di offrire celermente ai clienti il giusto mix di servizi altamente tecnologici ed operatori esperti; elementi cruciali per il successo aziendale.

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Il Metaverso: a che punto siamo

Abbiamo parlato, nella precedente news, di quanto siano “digital” gli italiani. Restando sempre sul tema del digital, non potevamo ignorare il Metaverso.

Trattiamo questo tema a partire da una sua definizione, seppur tutti ne parlino da un pò. Le domande che ci poniamo sono diverse: che cos’è il Metaverso? Gli italiani sono veramente interessati o solo curiosi? Quali sono gli ambiti che più si prestano ad una sua implementazione? In quali ambiti sono stati realizzati già progetti? 

Per dare risposta a queste domande ci affidiamo agli esperti che monitorano questo e altri trend che stanno cambiando il nostro modo di interagire nel privato e in ambito lavorativo.

Quello che si evince, dall’analisi dello scenario,  è che la conoscenza del tema è ancora limitata, le nuove generazioni con un livello culturale più alto sono quelle più ottimiste ed entusiaste, le aziende iniziano a realizzare progetti a partire da processi che hanno alla base la relazione con l’utente finale. 

Una definizione di Metaverso

Riprendiamo la definizione di Vincenzo Cosenza, marketer e saggista che, lo scorso anno, ha lanciato l’Osservatorio Metaverso. 

“Il metaverso è una rete interoperabile e su larga scala di mondi virtuali tridimensionali rappresentati in tempo reale che può essere esperita in maniera sincrona e persistente da un numero illimitato di utenti”.

Nell’ottica di semplificare il concetto, possiamo sostenere che vi sono più mondi virtuali che ricreano veri e propri spazi in cui gli utenti possono muoversi. Va da sè che si muovono per incontrare e interagire con altre persone. Il Metaverso non è un singolo mondo virtuale ma è rappresentato dall’interconnessione tra più mondi virtuali differenti.

Gli italiani e il Metaverso

Tra gli obiettivi dell’Osservatorio Metaverso vi è anche quello di capire se gli italiani lo conoscono e se si ritiene possa davvero entrare a far parte delle nostre vite. 

Quello che emerge è che solo il 6% degli intervistati da Ipsos e Osservatorio Metaverso dichiara di sapere molto sul tema, gli altri o non lo conoscono o ne hanno sentito parlare o “sanno un pò di cose”. E’ evidente che la conoscenza c’è ma è di superficie. C’è tuttavia curiosità sul tema – metà degli intervistati lo associa a qualcosa di emozionante che permetterà di fare cose nuove e di imparare – ma anche preoccupazione per eventuale perdita di contatto con la realtà e per questioni di privacy

I frequentatori del Metaverso

Chi ha fatto, almeno una volta, un’esperienza nel Metaverso lo ha fatto per giocare, passare del tempo con gli amici, per una gita virtuale in una città, per fare shopping, per guardare un evento sportivo e un film, per lavorare con i colleghi. 

In conclusione, sono stati identificati 3 tipologie di frequentatori: 

  • entusiasti conoscitori – 31%, cluster con la concentrazione più alta di Millennials e Generazione X con un livello culturale medio
  • neofiti ottimisti – 29%, cluster rappresentato prevalentemente dalla generazione Z che pensa di utilizzare sempre più il Metaverso in futuro
  • scettici intimoriti: 40%, che rappresenta un pò tutte le generazioni con un livello culturale basso. 

Quale la visione delle aziende?

Secondo Polimi, sono 308 i  progetti internazionali realizzati, nell’ultimo anno, da 220 aziende, di diversi settori. 

La maggior parte dei progetti riguarda la relazione con l’utente finale e alla base hanno obiettivi di Comunicazione & Marketing: brand awareness, customer engagement, sales. Si inizia a ragionare su progetti relativi al Back End o all’area HR, ad esempio colloqui o formazione per i dipendenti. In ottica futura, secondo Polimi, il Metaverso potrà dare supporto nei processi industriali, tramite la simulazione di attività e di progettazione dei prodotti e possibilità di cooperare e interagire a distanza.

In conclusione, secondo gli osservatori del Politecnico di Milano, il Metaverso potrà trovare sviluppi in molti ambiti e diversi settori. Con quali accorgimenti? Non lasciarsi prendere dalla fretta, dalla moda del momento, per avere un ritorno mediatico ma definire una chiara strategia che si basi su una valutazione attenta dei possibili benefici.  

Certamente anche nel settore dell’Outsourcing il Metaverso può trovare applicazione, alcuni operatori stanno già realizzando progetti in ambito Customer Service. Per questo, come Gruppo De Pasquale continueremo a monitorare con estrema attenzione tutte le sue evoluzioni.   

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Un Paese sempre più digital

La digitalizzazione sta cambiando la nostra vita quotidiana, trasformando il modo in cui comunichiamo, lavoriamo, acquistiamo beni e servizi, fruiamo di intrattenimento. Si tratta di un fenomeno sempre più pervasivo, che evolve rapidamente e altrettanto rapidamente trasforma la nostra quotidianità. 

La pervasività del digitale è confermata, ancora una volta, dai dati We Are Social 2023, appena pubblicati. Con riferimento al nostro Paese, ormai l’86% della popolazione accede a Internet, siamo più attivi sui social, utilizzati da 44 milioni di persone, prediligiamo soprattutto contenuti video. 

Internet e social media

Gli utenti che in Italia accedono a Internet sono 50,78 milioni, l’86,1% della popolazione. 44 milioni di persone, circa il 75% della popolazione, utilizzano i social network

Rispetto allo scorso anno, passiamo meno tempo online (15 minuti in meno), ma un po’ più tempo sui social (un minuto in più).  

Chi accede a Internet lo fa soprattutto per cercare informazioni, per aggiornarsi attraverso news ed eventi, capire come fare determinate cose. 

Chi usa i social lo fa soprattutto per visitare pagine e partecipare a conversazioni legate all’informazione, per rimanere in contatto con amici, familiari, per passare del tempo. 

I contenuti video sono i preferiti, infatti, la loro fruizione continua a crescere. 

Meta domina la classifica delle piattaforme social più utilizzate, con WhatsApp usata dall’ 89% delle persone tra i 16 e i 64 anni. 

I motori di ricerca continuano ad essere la fonte principale per quanto riguarda la scoperta di nuovi brand, prodotti o servizi. 

Pubblicità digitale

Cresce del 9% la spesa per la pubblicità digitale, inclusiva di search e social. Grazie a questa crescita, lo share sulla spesa pubblicitaria totale arriva al 60%.

eCommerce

Finita la pandemia, non abbiamo certo abbandonato l’abitudine di acquistare online: il mercato dell’ecommerce continua a crescere e ha raggiunto un fatturato di 71 miliardi di euro nel 2022. 

Cosa ci riserverà il futuro?

Il futuro continuerà ad essere influenzato dalle evoluzioni dell’intelligenza artificiale, lo conferma l’ampia eco che ha avuto di recente la diffusione di strumenti di intelligenza artificiale creativa, ChatGPT in primis. 

Un ruolo importante avrà probabilmente il metaverso che, in evoluzione, potrebbe estendersi al campo della vendita, prendendo il posto dei più diffusi marketplace online.  

E’ evidente che il mondo digital rappresenta un’opportunità ma anche una sfida per la società odierna. Bisogna accoglierlo, ma bisogna anche comprenderne le implicazioni, adottare un approccio consapevole, ad esempio tutelando, soprattutto i giovanissimi, dalle insidie del web. 

Le aziende tutte non potranno che assecondare questo contesto in forte evoluzione. Come? Con un approccio non diverso da quello che caratterizza il singolo cittadino: accogliere la digitalizzazione come un’opportunità, adottarla con consapevolezza. 

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Outsourcing: una ricchezza per le aziende

Tecnologie, competenze e rapporti di partnership già da alcuni anni stanno generando un diverso ricorso all’Outsourcing di processi. 

Oggi, come emerge dall’indagine condotta da Censis e Gruppo De Pasquale, “La seconda transizione dell’Outsourcing”, chi ricorre all’Outsourcing cerca un partner che accompagni l’azienda in percorsi di razionalizzazione e ottimizzazione dei processi ma anche di innovazione. 

Questo nuovo approccio all’esternalizzazione, e non solo questo, è ben evidenziato nell’intervista al nostro presidente, Denise De Pasquale, realizzata da Cinquecolonne.

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La seconda transizione dell’Outsourcing

Un cambiamento di paradigma. È questo ciò che evidenza la ricerca condotta dal Censis e commissionata dal Gruppo De Pasquale dal titolo “La seconda transizione dell’Outsourcing”.

Lo studio dà una rappresentazione integrata e ottimistica delle scelte di esternalizzazione delle aziende italiane, un fenomeno che in Italia sta attraversando una fase di crescita e di cambiamento che gli attribuisce un ruolo sicuramente “più nobile” rispetto al passato. 

Oggi stiamo assistendo a una vera e propria transizione in cui le imprese che esternalizzano e quelle che decidono di acquisire la gestione dei processi – agevolate sicuramente dalla digitalizzazione che sposta il tutto su un livello di “ecosistema” – stanno modificando i propri rapporti di collaborazione e integrazione, generando opportunità per entrambe le parti in una logica win-win.

La relazione imprese-outsourcer

In questa seconda fase di transizione dell’Outsourcing, ovvero l’insieme di tutte le attività o i processi che imprese di varie dimensioni o enti affidano a terze parti sulla base delle diverse strategie di business perseguite, la ricerca Censis ha evidenziato come la qualità dei rapporti e delle relazioni fra imprese è diventato uno dei fattori più importanti in un contesto produttivo più complesso, più competitivo e più incerto. 

Il 38,7% delle imprese italiane afferma che la ricerca di nuovi mercati e nuovi clienti dà l’input per instaurare collaborazioni tra aziende. Il 36,1% lo fa per contenere i costi e il 22,9% per sviluppare innovazioni in termini di processi o prodotti. Non meno importanti questioni legate all’acquisizione di nuove competenze e tecnologie (19,1%) e alla flessibilità organizzativa (15%).

Questi dati ci mostrano un duplice aspetto: da una parte un orientamento outward- looking in cui le relazioni con altre imprese sono viste come opportunità di espandere il raggio d’azione cercando nuovi mercati e nuovi clienti, acquisendo nuove competenze, sfruttando il potenziale dell’innovazione tecnologica; dall’altra una visione inward-looking orientata all’ottimizzazione delle attività aziendali che fa leva sulla razionalizzazione dei costi, l’innovazione di prodotti/processi e l’incremento della flessibilità organizzativa.

L’Outsourcing orientato alle grandi aziende

Quando si parla di BPO si deve valutare anche l’impatto sull’utente finale.

L’indagine Censis, quindi, ha analizzato le modalità di accesso ai servizi inbound e outbound, la soddisfazione dell’assistenza ottenuta, l’attitudine dei servizi di contact center a risolvere i problemi della clientela, evidenziando un quadro completo degli aspetti positivi e degli elementi critici legati al Business Process Outsourcing.

Il 56,7% degli italiani è ben consapevole della presenza degli outsourcer che sono il punto di riferimento per la risoluzione delle loro richieste. I livelli di soddisfazione più alti si registrano nel settore bancario e assicurativo e, in generale, i servizi erogati attraverso i canali digitali sono quelli più apprezzati. La semplicità e la velocità sono fattori fondamentali al pari della capacità effettiva di risolvere il problema specifico, come anche le competenze degli operatori.

In conclusione, una riconsiderazione dell’Outsourcing come “approccio vantaggioso” alla gestione

«La ricerca conferma l’attenzione verso l’ottimizzazione dell’attività d’impresa, nell’accezione di razionalizzazione dei costi che ha sempre spinto il ricorso all’outsourcing, ma anche una crescente attenzione all’innovazione di processo, oltre che di prodotto, con l’obiettivo di mirare a un incremento continuo dei livelli di flessibilità e di adattabilità imposti dal mercato», ha commentato Denise De Pasquale, Presidente del Gruppo De Pasquale. «È su questo terreno che si misura la capacità del settore dell’outsourcing di continuare a crescere, giocando un ruolo di partner delle imprese negli ecosistemi che sempre più si stanno configurando, con un’offerta di servizi allineati ai processi di innovazione portati avanti dalle aziende clienti».

«Siamo entrati in una stagione nuova dell’outsourcing, in cui le aziende che esternalizzano e le aziende che acquisiscono la gestione dei processi stanno modificando i rapporti di collaborazione e integrazione, innalzando il potenziale di crescita per entrambe le parti, secondo una logica win-win», ha confermato Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis. «A questo punto, diventa essenziale osservare e analizzare l’evoluzione di questo settore che per vocazione riesce a trasferire e accelerare i processi di innovazione organizzativa sia nelle grandi che nelle piccole e medie imprese del sistema produttivo italiano».

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Comunicato Stampa – Boom Outsourcing

Boom per i servizi di outsourcing in Italia: vola il comparto assicurativo

Il settore dell’outsourcing in Italia è in pieno fermento. Lo conferma il Gruppo De Pasquale, realtà imprenditoriale italiana da oltre 40 anni attiva nel mercato dei servizi finalizzati a migliorare i processi e l’agilità delle imprese, che conta di chiudere l’anno in corso con oltre 32 milioni di euro di ricavi e previsioni in crescita per il 2023.

Comunicato Stampa

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È online il sito di Sanmarco Consulting

Da oggi, è online il nuovo sito di Sanmarco Consulting, punto di riferimento tecnologico del Gruppo De Pasquale.

Sanmarco Consulting, con i suoi asset e le sue competenze tecnologiche, con la consulenza di processo, supporta tutti i servizi di Outsourcing del Gruppo.

È il dna tecnologico del Gruppo De Pasquale, potenziato con tutto il know-how e l’esperienza di trent’anni nel mercato dell’Outsourcing.

Un punto di riferimento nel percorso di innovazione

Il nuovo sito vuole dare a Sanmarco Consulting un visual coerente con i suoi valori e la sua mission, una maggiore visibilità più in linea con il suo ruolo di abilitatore di innovazione e componente fondamentale del valore aggiunto che ciascuna azienda del Gruppo trasferisce ai propri clienti.

In questo ruolo, aiuta le società del Gruppo ad affrontare nuove sfide, con prontezza e agilità, in sicurezza. Garantendo livelli di performance elevati e continuità di gestione.

Il dna tecnologico che alimenta il nostro Fattore Gruppo

Sanmarco Consulting contribuisce attivamente alla valorizzazione delle sinergie interne. Sinergie che sono alla base del Fattore Gruppo, il nostro tratto distintivo.

Visita il sito www.sanmarcoconsulting.com, potrai trovare questo e tanto altro.

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